Questa è stata una delle creazioni più immediate che siano mai uscite dal mio laboratorio, eppure da sola può arredare una stanza.
E illumina, letteralmente, tutte le mie cene.

Io non so a cosa servissero in origine quei braccini snodati.
So che dovevano essere miei, e diventare le zampette di questa lampada che mi ricorda un film di fantascienza.

#starwars #georgelucashireme

Scarti, scarti, scarti.
Raramente parto da un progetto, quanto si tratta di lampade. Di solito le possibilità sono due: o nel mezzo di una qualsivoglia di attività mi sorprendo a pensare "Potrei costruire una lampada così!", e cerco allora di ricreare quello che ho visto nella mia testa, oppure mi guardo intorno, sistemo due pezzi di tondino insieme, accosto un ritaglio di lamiera, provo a unire quel paralume trovato nel cassone degli sconti al Brico, e pian piano vedo nascere quello che potrebbe essere, finché non trovo una forma che mi soddisfa.

In questo caso, la contemplazione del bidone degli scarti ha dato i suoi frutti.

 

Non è sempre tutto semplice e divertente.
Capitano giornate in cui gli eventi ti fanno rivalutare scelte e strategie, ti colpiscono e ti lasciano a terra, deluso e disilluso.
Che fare, allora? Rimanere pensoso e afflitto a contemplare il bidone degli scarti (sì, è una bombola del gas tagliata) o inveire contro il mondo come i "quattro pensionati mezzo avvelenati" di De Andrè?

Forse è meglio rimboccarsi le maniche, schiarirsi le idee e continuare a fare quello che so fare: costruire cose.

E come diceva il povero babbo di Igor...
https://www.youtube.com/watch?v=Ss-F7WxBFqg

In ritardo di un giorno, ma tant'è.

Mi hanno sempre affascinato le celebrazioni del giorno dei morti in messico, il dia de los muertos; un tripudio di scheletri festosi e colorati, per celebrare chi se n'è andato, più che piangerlo; che poi si piange comunque, ma almeno ci si prova.

E allora per festeggiare una giornata che avrei voluto fosse diversa il modo migliore che conosco è prendere in mano saldatrice, flessibile e trapano e chiudermi in laboratorio; e così salta fuori una lampada che sembra uscita da un film sui pirati, che vedrei bene accanto a una bottiglia di rum e mi fa venir voglia di indossare un cappello a tricorno e salpare.

E auguri.

Ogni volta che per la prima volta accendo una lampada nuova, schiaccio quell'interruttore e ho la stessa sensazione di magia.
Ma non è magia, è uscita dalle mie mani.
O forse erano solo parti che aspettavano di essere messe insieme, di trovare il loro nuovo posto.

La chiamerò Marconi.

Io non volevo comprare quel piccolo ventilatore, nel negozietto dell'usato.
Non mi serviva, non avevo un progetto a breve termine in cui avrei potuto usarlo, e io non sono un accumulatore, no, mica. Tengo solo quello che mi serve. Quindi l'ho lasciato dov'era.
Però l'ho messo in fondo allo scaffale, un po' nascosto in modo che altri non lo vedessero. Perché non si sa mai.
E sono tornato una settimana dopo e c'era ancora, e poco più in là quell'interruttore così ciccione, con i due pulsanti che davano così soddisfazione a schiacciarli.
Take my money.

L'interruttore da solo fa già la lampada, basta fissarlo su una base di legno e io ho quella traversina di cui ho già tagliato un pezzo, sì, proprio la traversina delle rotaie; basta sagomarla un po', qualche grado di inclinazione, ecco, il portalampadina potrà andare qua dietro, perfetto, ma manca ancora qualcosa.
Quale può essere l'ultimo tocco? Quale? Cos...ed è davanti ai miei occhi: il ventilatore, ovvio. Il ventilatore con la sua bellissima griglia.

Avevo detto dall'inizio io, che mi sarebbe servito.

Anni fa ho comprato tre vecchi ferri da stiro, solo perché mi piaceva la loro forma.
Hanno attraversato un trasloco, sono rimasti in uno scatolone credo dal 2013, finché non è arrivata Malpeza e ho deciso di dar loro nuova vita.
Ora uno di loro ha una nuova casa sotto forma di lampada.
Un altro, o almeno una sua parte, la più sexy, con le sue linee bombate anni '60, è qui a far da paralume a questa lampada.
E io continuo a riguardarmela perché queste curve mi stregano e mi affascinano; perché è uscita dalle mie mani e da un'intuizione, un lampo che seguiva a un momento di errore e frustrazione e ha fatto nascere questa meraviglia.
Esagero? No, perché per me lo è davvero.