Qualcosa di vecchio
Qualcosa di nuovo
Qualcosa di prestatoQualcosa di blu.
Qualche anno fa mi sono imbattuto per caso in un video musicale, la canzone era "Float" dei Flogging Molly.
Il protagonista è un omino smilzo smilzo, poco più che una di quelle figurette che disegnano i bambini con cinque linee e un cerchio; esce di casa, si mette in cammino e lungo la strada raccoglie tutto quello che trova: spille da balia, chiodi, monete, pezzetti di fil di ferro, molle, stoffa, mezza molletta da bucato, un pezzo di spazzolino da denti, una forchetta, pigne, e man mano si avvolge tutto addosso, come ad aggiungere parti di se; non una corazza, piuttosto un corpo nuovo.
Lascio a chi vorrà vederlo scoprire il finale.
Mi sono subito rivisto nell'omino smilzo; inizialmente, per il motivo più immediato e banale, per la mia effettiva tendenza a raccogliere di tutto e a pensare (no, a sapere!) che tutto può servire.
Poi, rivedendolo e perdendomi come al solito in nuvole di pensieri, ho cominciato a rifletterci.
Ho un debole per le curve. Per i cerchi, le rotondità, gli archi, tutto ciò che può avere un raggio. E amo le ripetizioni, le strutture geometriche ricorsive.
Così, quando mi son trovato tra le mani un po' di pastiglie dei freni (perché si sa, son di ferro, mica si possono buttare via), guardando quelle forme a modo loro sinuose è stato naturale pensarle di metterle in fila, per ottenere la "schiena" di una lampada che sa di cartone animato, chinata in avanti come a cercare qualcosa.
Me la immagino a saltellare qua e là, un po' curiosa e un po' spazientita perché chissà dove si sarà cacciato...un po' la storia della mia vita, insomma.
P.S. paralume è un déjà-vu, lo avete già visto su questa pagina. Mi piaceva così tanto il tappo della damigiana dell'olio Carli che me ne sono procurati altri; faranno capolino qua sopra, prossimamente, su altre lampade, in altre versioni. Chissà.
C'è stato un periodo, qualche vita fa, in cui mi sono appassionato alla giocoleria, e passavo il mio tempo libero - tutto il mio tempo libero - tra palline e clave, o intestardendomi per imparare ad andare sul monociclo. Non che abbia mai smesso, le clave non mancano mai nello zaino per le vacanze estive, ma nel tempo ho cominciato a costruire cose, e questo ha assorbito gran parte della mia vita.
Cosa c'entra questo con Malpeza? C'entra, ed è la dimostrazione di come le circonvoluzioni della vita portino coincidenze inattese.
Ebbene, ho avuto l'occasione di partecipare ad un bando dal titolo "Chiamata alle arti", in cui si chiedeva ad artisti di varie discipline di presentare un progetto di coaching basato sulla propria; ho sempre pensato che la giocoleria fosse ideale per un percorso di questo genere, e sono stato entusiasta quando Laura mi ha proposto di prendere parte al bando.
Senza dilungarmi troppo sui dettagli, il progetto "pilota" di questo percorso di coaching è stato presso Decastudio, con me in veste di "maestro" di giocoleria e Laura e i suoi colleghi a fare il loro mestiere di coach.
Ma ora premo il tasto FFWD del walkman e arrivo ai giorni nostri. Come Malpeza ho sempre seguito Decastudio (anche se, come sa chi mi conosce, non sono esattamente il cliente ideale per un salone di acconciature), e loro hanno seguito me; così quando ho iniziato a pubblicare le fotografie dei miei cactus, Matteo mi ha chiamato per saperne di più. Un'ora dopo eravamo d'accordo sull'ordinazione, e ora due cactus gemelli hanno trovato casa nei due saloni di corso Vinzaglio e via Cristoforo Colombo!
Quindi - appena si potrà - andate ad ammirare i miei cactus e approfittate per regalarvi un taglio, o andate a regalarvi un fantastico taglio e approfittare per ammirare i miei cactus, o regalatevi un cactus! E un taglio! O un colore. O un cactus colorato. O un color cactus, perché no?
Era febbraio, il mondo celebrava l'atterraggio del rover Perseverance su Marte, ovunque risuonava la voce di David Bowie perché (con grande fantasia) ogni volta che si parla di spazio tutti pensano a Major Tom. Forse immaginare (e vedere!) mondi così distanti, a una distanza che è difficile anche da concepire, era un modo per dimenticare per un po' le traversie di questo mondo nostro, in un periodo storico che sarebbe un eufemismo definire travagliato.
Per le strane coincidenze che a volte attraversano la nostra vita, proprio in quei giorni ero rimasto affascinato dal modellino di Boeing, di metallo, visto su Instagram; e per un'altra concomitanza fortuita, avevo già da tempo ricavato da uno dei miei amati estintori una forma che poteva trasformarsi in qualcosa di simile.
E così mescolando tutto, insieme alla mia fascinazione per una certa estetica fantascientifica vintage, al me bambino che leggeva i fumetti e al me adulto che non ha dimenticato quel bambino, è nato un razzo spaziale retrò che è una lampada, e che con un VROOOM è pronto a portarci lontano, su Marte o dovunque la fantasia ci voglia guidare.
Non ho mai amato San Valentino; sono una persona patologicamente emotiva e romantica, sempre, ogni giorno dell'anno, e in più sono sempre stato un bastian contrario - ero quello che negli anni '90 non ascoltava i Guns N' Roses perché li ascoltavano tutti.
Quindi, l'idea che mi si dicesse quando e come essere innamorato e romantico, proprio quel giorno lì, con la cena i fiori i cioccolatini di quella marca, perché chissà chi lo aveva stabilito, proprio non mi è mai andato giù.
Però capita che si cresca, si cambi, si scopra che anche i Pearl Jam hanno scritto dei pezzoni, che la musica elettronica non è "non musica" solo perché non ha le chitarre, anzi; e che anche San Perug...ehm, San Valentino può essere vissuto con leggerezza, senza ricadere per forza nella triade cena-fiori-cioccolatinidiquellamarca ma come un'occasione in più di celebrare quella cosa lì, qualunque forma e significato si decida di darle. Continuando comunque, se mi va, a fare regali a chi amo (nel senso più ampio del termine), se mi va, il 27 novembre o il 15 giugno.
E allora ho voluto festeggiare questo San Valentino con un cactus a forma di cuore , perché sia un #amoresenzaspine.
E voi, credete negli amori senza spine? Quale modo migliore di dimostrarlo se non regalare questo cactus? Scrivetemi, prima che decida di tenermelo!
P.S. In Finlandia il 14 febbraio è la giornata degli amici. Abbracciateli stretti, di persona o virtualmente, che sono importanti.
Il tappo della damigiana dell'olio Carli (i miei nonni compravano l'olio Carli, sono affezionato a quel logo e a quei colori, fin da bambino) è chiaramente fatto per essere un paralume.
La base di marmo di quella coppa - di plastica- ottenuta anni fa alla mia prima gara di barba e baffi (premio per il più giovane, ho conservato la targhetta!), ovviamente è...una base. Basta togliere la finitura lucida.
E poi, tempo fa in un vicolo mi sono imbattuto in un'auto bruciata. Non ricordo da quale parte dell'auto provenisse, né ho mai saputo a cosa servisse quella ferraglia annerita e arrugginita a forma di maniglia; ma è perfetta per unire la base al paralume.
Qualcuno lo chiama pensiero divergente, per me è semplicemente guardare le cose.
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